Siamo abituati ad immaginare il riposo come uno “staccare” da ogni impegno, da ogni attività e impresa per dedicarci ad un “dolce far niente”, a tutte quelle cose che nella quotidianità non abbiamo tempo di coltivare, gustare.
E’ vero che l’ “otium” è il tempo per “svuotarsi” da ciò che contraddistingue il “negotium”, ovvero le dinamiche della vita concreta con le sue fatiche ed esigenze; ma l’ “otium” può essere molto di più: possiamo renderlo uno spazio di trasformazione, di movimento di uno sguardo interiore che si rinnova e ci rinnova integralmente, tutt’altro che sosta di quiete immobile e imperturbabile.
Come? Se saremo capaci di “fermarci” e ascoltare ciò che emerge nel silenzio “dentro” e “fuori” di noi, aiutati dalla bellezza naturale e artistica di luoghi, sapremo far emergere “il movimento stesso della vita interna delle cose”, per dirla con il celebre filosofo francese del Novecento, Henri Bergson (1859-1941), sintonizzandoci su di essa; movimento che è energia da intuire, assimilare; la nostra energia.
Occorre rendersi disponibili a lasciarsi incontrare, coinvolgere, interessare da questo emergere, chiarore di una “leggerezza” che si fa strada, nuovo e rinnovato atteggiamento con cui volgiamo lo sguardo a noi stessi, alla realtà, al nostro Welt-sein, il nostro “essere-nel-mondo”: non più in termini di esigenza, utilitarismo, ma con libertà, disinteresse, sorpresa: un’esperienza che, lungi dall’allontanarci astrattamente dalla nostra autenticità, al contrario, ce ne riavvicina in modo ancor più consapevole.
Osservare, osservarsi dunque è molto di più; è profondità e ricchezza di esperienza e interpretazione del reale, comprensione, interazione e costruzione del suo significato. A buon ragione si esprimeva il filosofo danese Søren Kierkegaard (1813-1855): “Osservare non è solo un ricevere, uno svelare, ma al tempo stesso un atto creativo.”
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Il respiro della leggerezza;
Lasciati riposare
Foto: Cominium Benessere
