Ogni giorno, “impastati” di spazio-tempo, ci portiamo alla vita, intessiamo le vicende della nostra esistenza. Chi siamo in questo avanzare? Come ci poniamo lungo il cammino e come ci cogliamo mentre volgiamo lo sguardo alla vita?
Questo sguardo è un agire fatto di esperienze vissute, di relazioni, concezioni, credenze, che abbiamo respirato, ricevuto, condiviso e “incarnato”: è dal come siamo stati raggiunti e riconosciuti da altri sguardi, che abbiamo imparato a guardarci e a guardare; a costruire quella che chiamiamo “fiducia”: in noi stessi e nelle possibilità offerte dall’Essere.
“Non vivere su questa terra come un inquilino (…) Vivi in questo mondo come se fosse la casa di tuo padre. Credi al grano, al mare, alla terra, ma soprattutto credi nell’uomo. Ama la nuvola, la macchina, il libro, ma soprattutto ama l’uomo”.
“Credi”, “ama”. Con le parole di uno dei maggiori poeti turchi del Novecento, Nazin Hikmet (1902-1963), la fiducia si fa esortazione, chiamata alla simpatia, “amore” per l’Essere, delle cose, di noi stessi; ma ciò è possibile se si fa l’esperienza positiva di essere “amati” che ci apre lo sguardo alle possibilità positive che aspettano di essere destate, riconosciute, desiderate.
E’ questa la profondità per mantenere accesa, nel presente, l’energia vitale partecipe del mistero dell’Essere che ci costituisce e rende possibile il cammino dell’esistenza. Energia per ritrovare la forza di un Nuovo Umanesimo.