“Il vero è l’intero, ma l’intero è soltanto l’essenza che si completa mediante il suo sviluppo”.
Questa affermazione del filosofo tedesco G. W. F. Hegel (1770-1831) esplicita bene ciò che accade ad uno sguardo in contemplazione.
Uno sguardo che si coinvolge nel dinamismo di ciò che contempla, se ne lascia cogliere, attraversare, si fa partecipe del suo sviluppo e dunque della sua essenza; ne scopre e ne riconosce, con stupore, la relazione profonda in rapporto a sé, ovvero di sé con tutte le cose e delle cose tra loro, trama profonda del reale, costitutiva relazionalità dell’essere: l’essere è sempre coessere.
Cogliere e cogliersi, “dentro” e “fuori” di noi, nel movimento dell’essere, significa ritrovare l’unità reciproca di tutto ciò che esiste: se quel movimento è creativo e aggancia il nostro sguardo che lo contempla, anche noi possiamo farci partecipi di questa creatività o lasciare che questa creatività dell’essere si esprima in noi, attraverso di noi.
Linguaggio, pensiero, tutto è irrorato da questo movimento. Non c’è forse da gioire e da stupirsi di questo dare voce all’”invisibile” che abita nel “visibile” per portarlo alla luce? Di questa scoperta del Tutto connesso?
Non esiste un Io perfettamente “isolato”: è una mera astrazione. Nessuno è veramente solo. Svelamento della comunione universale dell'essere coessere.